Il parametro “sconosciuto” dell’economia

La tragedia con l’ attuale crisi economica mondiale e’ che stiamo cercando una soluzione “nazionale” per un problema mondiale, una soluzione separata per ogni paese.
Ancora piu’ tragico e’ il fatto che non stiamo cercando la soluzione ove si deve, al posto e al tempo del processo produttivo (cioe’ nelle aziende, nelle fabbriche ecc.), la dove si producono I beni, la ricchezza di ogni societa’, ma la stiamo cercando al piu’ lontano possible (in stock, banche e in altri simili fondazioni caritatevoli magari anche in chiese).
Il caso fa ricordare a quella barzelletta in cui un ubriaco, qualche sera, stava cercando le chiavi della sua casa non a quel posto in cui li aveva persi ma sotto un palo di luce perche la’ si poteva vedere.
Noi crediamo che dobbiamo cercare la soluzione (lo diciamo ancora una volta), al posto e al tempo del processo produttivo.
Vediamo le cose dall’ inizio.
Abbiamo un’ azienda qualsiasi, piccola, grande, privata, cooperativa, commerciale, industriale, aglicola, di allevamento di bestiame, di qualsiasi formato.
Diciamo che quest’ azienda comincia le sue attivita’ il primo gennaio dell’ anno in corsa. Come farebbe ognuno sano di mente, cosi anche il nostro uomo d’affari prende una carta e una penna e fa una lista con le spese: affitto, stipendi, assicurazione, materia prima, attrezzatura, macchine ecc. Tutto deve essere pagato in un momento determinato in anticipo con una somma precica. Tutto e’ stato calcolato dal nostro uomo d’affari, tutti I parametri tranne:

TRANNE UNO
Non ha calcolato in anticipo quanto deve pagare da tassa allo stato. Cioe’ Il suo dovere fiscale. In uno stato che in anticipo gli ha assicurato tutto (la polizia, il prete, il dottore, il maestro, il giudice, il fisco ecc).
Questo importantissimo, verso lo stato (verso tutta la societa’ in generale), dovere lo rimborsera’ solo se ci sono profitti!!!
Puo’ sembrare assurdo ma questa e’ la realta’: lo stato avanza I suoi servizi all’uomo d’affari ma raccogliera’ la sua retribuzione per questa offerta, cioe’ le tasse, solo se l’azienda avra’ profitti!
Pensateci quanto assurdo sarebbe stato se l’uomo d’affari avesse detto la stessa cosa ai suoi fornitori, alle banche, agli impiegati - cioe’ che li avrebbe pagati solo se ci fossero stati I profitti.
Nell’ economia reale di oggi, questo parametro importante e’ sconosciuto (una specie di tabu’ forse) e puo’ rimanere sconosciuto fino a quando le circostanze lo richiedono o lo permettono. Questa e’ una delle piu’ grandi contraddizioni dell’economia mondiale. Da qui cominciano tutti I problemi.
Perche’ lo stato accetta questa contraddizione?
Una prima risposta idiota e’ che cosi’ l’abbiamo eredidato dai nostri padri e dai nostri nonni.
Una seconda spiegazione e’ che lo stato e’ incapace (e qui ha ragione) di contare, determinare in anticipo l’ammontare che deve richiedere dall’uomo d’affari, non sa fino ad oggi nessun metodo, nessun modo di calcolare la somma e dice: - lascialo, ci paghera’ quando avra’ I suoi primi profitti…10, 20, 30 per cento.
Dall’altra parte questo conviene benissimo l’uomo d’affari.
Non e’ poco per un uomo d’affari avviarsi le attivita’ all’inizio dell’ anno senza dover calcolare in anticipo un importantissimo per tutta la societa’ parametro, il parametro delle tasse.
Terzo: se lo stato trova un modo per contare in anticipo l’ammontare che deve pagare da tassa, questo significa che tutti I profitti in piu’ che potrebbe avere il nostro uomo d’affari saranno suoi. Nessuno stato, nessun dio avra’ il diritto morale di cacciarlo da cane geloso per chiedere una seconda volta il suo percentuale 10, 20, 30 per cento sul utile netto.
Ci troviamo, da quello che uno puo’ capire di fronte ad un errore mostruoso: sia lo stato che l’uomo d’affari ritengono di essere vincitori.

La verita’ e’ che tutti e due perdono
E questo e’ ovvio con l’odierna crisi economica. Tanto lo stato quanto l’uomo d’affari perdono.
Ora viene lo stato senza nessun spietato con dei completamenti e delle imposte sul valore aggiunto sui metri quadrati della nostra casa, sulla capacita’ cubica della nostra macchina, sul patrimonio dai nostri genitori, sul tassamento pure alle donazioni ai villaggi SOS e con tutto quello che puo’ pensare la fantasia perversa dei vari economisti per ridurre i deficit del bilancio dello stato.
Dall’altra parte vengono gli uomini d’affari, anche loro in ritardo, e protestano per raid fiscale, per essiccazione del mercato, per mancanza di denaro e con molti altri argomenti deboli vogliono difendere la loro ragione.
Lo diciamo ancora una volta: se non ci allontaniamo dalle nostre coste ideologiche, non potremmo mai vedere orizzonti nuovi, non potremmo mai arrivare al mondo nuovo! E col mondo nuovo ci si riferisce a nuovi formati di proprieta’, cun un nuovo sistema fiscale che avra’ ben determinata in anticipo la tassazione delle aziende non basandosi sui ricavi, sulle spese e sui profitti ma rispetto al numero degli impiegati. Solo allora il parametro sconosciuto dell’economia non sara’ piu’ sconosciutto. (guarda: vostiniotismos.blogspot.com “Lo stato e l’ importo totale”). Solo allora enormi poteri produttivi saranno liberati.
Come quando, per esempio, con un terremoto crollano tutti gli edifici di un paese, responsabili si considerano gli architetti e i meccanici che li hanno costruiti, cosi con il crollo di un sistema economico responsabili sono gli economisti che l’hanno costruito.
Alcuni di loro, invece di riprendersi le proprie responsabilita’, hanno assunto il ruolo piu’ goffo di spiegare dalle reti televisivi e dai giornali ai milioni dei miserabili che la poverta’, la miseria, i debiti, la fame sono cose naturali in questa vita. Meno male che non ci dicono che vivremo meglio nella “prossima vita”.

Vostiniotis Panagiotis
Economista